«Sono una comica mancata»: Giulia Schiavo è tra i protagonisti della serie Canale 5 Il Patriarca

«Sono una comica mancata»: Giulia Schiavo è tra i protagonisti della serie Canale 5 Il Patriarca

«Sono una comica mancata»: Giulia Schiavo è tra i protagonisti della serie Canale 5 Il Patriarca, in questa intervista scoprirete (anche) quanto le piacerebbe farvi ridere

 

Il 14 aprile parte su Canale 5 la serie Il Patriarca, di cui vi ho già parlato.  Nel ruolo della figlia del protagonista Claudio Amendola c’è Giulia Schiavo,giovane promessa da tenere d’occhio.

Io e lei ci eravamo incontrate per Grazia, e avevamo chiacchierato due ore, purtroppo l’intervista è uscita molto tagliata.

Per cui qui ve la ripubblico in versione integrale (ciao, Giulia!)

 

Ventisei anni, attrice giovane ma in grande ascesa, Giulia Schiavo mi confessa una vena comica che però non trova sfogo. Nella serie Rai L’allieva uccideva suo padre, in Un posto al sole scivolava nella follia, in Skam provocava una rissa. Spiega: «Il mio problema sono le occhiaie: mi danno uno sguardo malinconico e un volto drammatico, così mi arrivano solo ruoli tragici. Io invece vorrei tanto far ridere, il mio sogno è lavorare con Carlo Verdone».

Il 14 aprile Giulia debutta su Canale 5 nella nuova serie Il Patriarca, prodotta da Camfilm e Taodue, storia di un imprenditore colluso con la malavita (lui è Claudio Amendola) che scopre di essere malato e ha bisogno di trovare un successore. Lei interpreta sua figlia Nina, ma anche qui in quanto a comicità siamo lontani. «La serie è drammaticissima, il mio personaggio è una gallerista ricca e sofisticata che improvvisamente si trova ad affrontare una situazione familiare molto difficile. In più ci sono diverse scene di nudo e di sesso».

Si è sentita in imbarazzo?

«Per niente, io non mi sono mai vergognata del mio corpo, anzi mi diverto. Le produzioni poi cercano sempre di coccolarti per farti sentire a tuo agio».

C’è qualcosa in cui invece si è riconosciuta?

«Nina è sempre molto elegante mentre io passerei la vita in jeans e felpa oversize, ma condividiamo la stessa passione per i gioielli. Io amo in particolare gli anelli, e ho sempre al dito quelli di mia nonna che è scomparsa qualche anno fa, alla quale ero legatissima perché mi ha cresciuta mentre i miei erano a lavoro».

Da bambina com’era?

«Incontenibile. Mi rifiutavo di andare all’asilo e inventavo malanni per farmi venire a riprendere dalla nonna. Ho cominciato a parlare prestissimo, e passavo ore a guardare il cartone del Re Leone per poi ricreare una specie di “set” della giungla dove nel ruolo del leone c’ero io».

Pensava già che avrebbe fatto l’attrice?

«No, ma la strada era segnata. A 10 anni impazzivo per High School Musical e costringevo i miei ad assistere agli spettacolini nei quali ripetevo fedelmente i numeri del film con la mia migliore amica, curandone anche la regia».

E la voglia di far ridere come ci è entrata?

«Credo per responsabilità di mio padre, che era un grande fan dei film di Leonardo Pieraccioni e già da piccolissima mi fece vedere e rivedere Il ciclone. Un giorno ero in braccio a lui durante un matrimonio, in chiesa si misero a cantare lo stesso Alleluia che si ascolta nel film e io lo conclusi strillando “zan-zan” come fa il personaggio interpretato dal comico Giuliano Grande, che poi era uno dei grandi tormentoni del momento. Mi hanno raccontato che perfino il prete non riuscì a trattenersi dal ridere».

Un talento molto precoce.

«Al liceo osservavo i professori e prendevo appunti per realizzare le loro imitazioni. L’ultimo anno, quando mi chiamavano alla lavagna invece di interrogarmi mi chiedevano di esibirmi. Credo che farli ridere mi abbia salvato da qualche bocciatura, e alla maturità mi sono presentata con una tesina sulla funzione catartica della risata in teatro. Avevo capito che far ridere era una cosa che mi faceva star bene».

In Sotto il sole di Riccione, il film Netflix di Carlo Vanzina, qualche opportunità di comicità poi l’ha avuta.

«C’è una scena sexy molto divertente con Cristiano Caccamo, e Vanzina mi ha addirittura paragonata a Monica Vitti, un complimento pazzesco».

Dopo quel film è stata ferma un po’.

«In realtà ho passato un periodo difficile. Ho avuto il Covid e sono stata male per mesi, mangiando cibo che sapeva solo di segatura, un inferno. Nel frattempo il lavoro era diventato destabilizzante, dopo Riccione avevo ricevuto tantissime proposte ma non ero più contenta di come venivano gestite, per cui ho dovuto cambiare agente. Ed ero così nervosa che ho anche litigato a morte con la mia migliore amica. Ne sono uscita grazie a una psicoterapia: mi sentivo in mille pezzi e avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a rimetterli insieme. Il Patriarca in effetti inaugura una specie di rinascita, personale e lavorativa».

Lei è molto giovane e la carriera di un attore piena di ostacoli.

«Quando il lavoro ti appassiona vorresti passare da un progetto all’altro, e invece fai decine di provini, aspetti di essere chiamata e spesso vedi le tue speranze andare in fumo. È faticoso. Io sono abbastanza fortunata, e riesco a mantenermi pagando un affitto a Roma, però mi piacerebbe anche avere una maggiore stabilità economica. Nei periodi di “buco” ho provato persino a trovarmi un lavoretto da dog sitter».

Un fidanzato ce l’ha?

«Sì, ed è un attore anche lui, Giorgio Belli, l’avete visto nella serie Netflix Luna Nera. Ci siamo conosciuti in Accademia: avremmo voluto restare concentrati sullo studio, ma l’amore che è nato tra noi è stato più forte».

Dicono che le relazioni tra attori siano complicate.

«Non è del tutto vero. Quando di base c’è un sentimento forte non entri in competizione, anzi puoi capire più profondamente l’altro e sostenerlo. Con Giorgio ci aiutiamo a preparare i provini e siamo caratterialmente molto complementari. Io vorrei sempre litigare, lui mi disinnesca: è la persona più pura e onesta che abbia mai conosciuto».

 

Questa intervista è uscita in parte su Grazia ad aprile 2023.

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