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Wanna: su Netflix la straordinaria docu serie che racconta l’ascesa e la caduta di Wanna Marchi

Wanna: su Netflix la straordinaria docu serie che racconta l’ascesa e la caduta della televenditrice Wanna Marchi

La figlia Stefania: «Io e mia mamma rifaremmo tutto»

 

Wanna Marchi è stata la più iconica truffatrice italiana a cavallo del millennio, una sorta di “Mata Hari” delle televendite al cui fascino era difficilissimo resistere. Su Netflix è appena sbarcata la docu serie in cui è lei stessa a raccontarsi in prima persona, insieme alla figlia e complice Stefania Nobile e al collaboratore e presunto “mago” Mario Pacheco Do Nascimento

Wanna, scritta da Alessandro Garramone con Davide Bandiera e diretta da Nicola Prosatore, mette a confronto la sua verità con le testimonianze dei collaboratori, dei truffati, dei giornalisti che seguirono la vicenda e delle forze dell’ordine, proponendoci una strepitosa selezione di oltre 100 ore di immagini d’archivio, “fuori onda” in cui la ex regina delle televendite si lascia andare al disprezzo più assoluto verso chi la copriva di denaro, stralci del suo processo, i commenti dei celebri colleghi della tv commerciale come Roberto Da Crema. E ricostruisce la sua incredibile epopea con un ritmo che vi terrà incollati allo schermo per le intere 4 puntate.

Ricordiamo per inciso che Wanna Marchi e Stefania Nobile sono state condannate in Cassazione a oltre 9 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata alla truffa, hanno scontato la pena e sono tornate in libertà nel 2015.

La docu serie racconta la storia delle loro molte “vite” partendo dall’infanzia di Wanna, figlia di contadini del bolognese con un diploma da estetista e un’ambizione smisurata, che dopo aver sposato il rappresentante commerciale Raimondo Nobile (il padre di Stefania) abbandona la sua vita da casalinga per costruire un impero basato sulle televendite di prodotti cosmetici.

I suoi fanghi riducenti e le creme per dimagrire, lei li vende in tv come il pane, le fruttano milioni di lire e la trasformano nella regina degli imbonitori televisivi. Tra gli aneddoti più interessanti del periodo, c’è quello raccontato dalla stessa Wanna che riguarda il celeberrimo “scioglipancia”, venduto come idea prima ancora che come prodotto e poi fatto realizzare in fretta e furia dal suo laboratorio. Innegabili il suo talento, la sua verve instancabile e soprattutto il suo fiuto commerciale, che già negli anni Ottanta la portava a profilare i clienti per raccoglierli in un prezioso database di centinaia di migliaia di contatti, però c’è anche qualche zona oscura. L’incredibile successo dà fastidio a molti e Wanna è spinta ad accompagnarsi a personaggi opachi legati alla criminalità organizzata, lo stile di vita fastoso e un investimento sbagliato la portano alla prima condanna per bancarotta fraudolenta.

Tuttavia risorgerà presto dalle sue ceneri insieme all’inseparabile Stefania, grazie a un personaggio piuttosto controverso, presunto marchese ed ex piduista (oggi sparito dalla circolazione, forse morto), che le finanzia una nuova attività di televendita cosmetica e riporta entrambe sulla cresta dell’onda. Proprio in casa sua Wanna incontra il domestico brasiliano Do Nascimento, al quale si attribuiscono poteri “medianici”, ed è l’inizio della fine. Madre e figlia abbandonano l’investitore e decidono di mettersi in proprio per vendere la “fortuna” in tv insieme al “mago”: numeri “personalizzati” per vincere al lotto, amuleti contro il malocchio, sale “magico” e altra paccottiglia. Truffano e terrorizzano per anni migliaia di persone fragili, indotte a sborsare anche centinaia di milioni di lire, fino a quando non vengono smascherate da Striscia La Notizia con un servizio di Jimmy Ghione che farà epoca. È il 2001, e la conclusione è nota: c’è un’inchiesta giudiziaria a cui farà seguito il processo e le condanne definitive.

Quello che tuttavia davvero inquieta guardando Wanna e sua figlia raccontarsi davanti alle telecamere, è l’assoluta mancanza di empatia o di un qualsiasi tipo di pentimento. Le loro vittime, ci spiegano ossessivamente, sono dei «cog***ni» e se hanno abboccato alle truffe, la responsabilità è soltanto loro. Un punto di vista agghiacciante che domina l’intera docu serie, e ne fa un piccolo capolavoro.

 

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Elisabetta Colangelo

Chi Sono?

Giornalista italiana ed esperta di cinema, Tv e celeb, collaboratrice da oltre 20 anni dei più importanti gruppi editoriali italiani e internazionali scrive e ha scritto per Grazia, Vanity Fair, GQ, Donna Moderna, Glamour e molte altre testate.

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