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La nuova Sirenetta in live action in uscita il 24 maggio è una Bridgerton in versione marinara

 

Negli ultimi anni la grande preoccupazione del gigante dell’intrattenimento Disney sembra il volersi adeguare agli standard sempre più restrittivi del “politically correct” e dell’“inclusività” (un termine che finiremo per odiare), strizzando l’occhio alla “cancel culture” persino a scapito della qualità dei propri film.

Questo accade (purtroppo) anche nel nuovissimo La Sirenetta, rivisitazione in live action del classico in animazione ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen, diretta da Rob Marshall e in arrivo al cinema il 24 maggio. Si comincia dalla nuova protagonista, Ariel, nera (la interpreta Halle Bailey), il che per carità può essere una scelta stilistica, pur obiettando che il danese Andersen certo non l’aveva immaginata così. A questo si aggiunge il fatto che suo padre il Re Tritone (interpretato dall’ispanico Javier Bardem) ha 7 figlie di tutte le etnie (dalla nord europea all’asiatica, per non scontentare nessuno) ma sfiora il ridicolo quando scopriamo che il bianchissimo principe Eric (il britannico Jonah Hauer-King, una specie di giovane Hugh Grant) è figlio di una regina parecchio nera (Noma Dumezweni), ha un maggiordomo indiano e governa un villaggio popolato da caraibici (ma sormontato da un castello gotico).

Insomma, la nuova Sirenetta sembra la versione marinara di Bridgertontrasferita alle Bahamas, anche se a questo punto mi chiedo come mai gli unici mai rappresentati in questi pot-pourri americani siano proprio quelli che ne avrebbero più diritto, ovvero i Nativi.

 

Che cosa racconta:

La storia ricalca quella raccontata nel cartone del 1989, in cui la sirena Ariel, figlia più giovane di Re Tritone e la più ribelle, mentre esplora la superficie del mare si innamora dell’affascinante principe Eric e lo salva da un naufragio. Poiché alle sirene è vietato interagire con gli umani, per poterlo raggiungere sulla terraferma stringe un patto con la malvagia strega del mare mezza polipo, Ursula (la interpreta Melissa McCarthy), mettendo in pericolo la vita di suo padre, tuttavia il lieto fine è garantito (mentre la fiaba di Andersen ha un finale molto più drammatico e triste). Nel film tornano anche gli animaletti che accompagnano Ariel nella sua avventura, e nella versione italiana il granchio Sebastian è doppiato da Mahmood, che canta la celebre In fondo al mar.

 

Perché vederlo:

Se superate l’effetto campagna Benetton (ricordate le foto di Oliviero Toscani coi bambini neri, biondi e asiatici?) La Sirenetta è un film che stupisce per gli effetti speciali molto raffinati. La parte live action nelle scene sott’acqua è davvero splendida, peccato solo che i personaggi (e soprattutto il barbuto Bardem) nelle ultime scene “live” abbiano un po’ tutti l’aspetto di cani inzuppati. Il film dura due ore e 15 minuti circa, se ci andate coi bambini siete avvisati.

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Elisabetta Colangelo

Chi Sono?

Giornalista italiana ed esperta di cinema, Tv e celeb, collaboratrice da oltre 20 anni dei più importanti gruppi editoriali italiani e internazionali scrive e ha scritto per Grazia, Vanity Fair, GQ, Donna Moderna, Glamour e molte altre testate.

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