Fa freddo? È il momento di recuperare su Netflix un crime nordico da brivido: L’uomo delle castagne
Complici le temperature invernali, eccovi da recuperare una miniserie crimeche vi farà rabbrividire anche con il riscaldamento a palla. Si intitola L’uomo delle castagne è tratta da un bestseller danese e sono soltanto 6 episodi, che trovate su Netflix e potrete guardare di un fiato durante il week-end.
Che cosa racconta: Siamo in Danimarca ed è il 1989, quando un poliziotto trova un’intera famiglia fatta a pezzi in una fattoria. L’unica rimasta illesa è una bambina nascosta nel seminterrato, a farle compagnia c’è un piccolo esercito di inquietanti pupazzetti fatti di castagne. Con un balzo temporale torniamo ai giorni nostri: a Copenaghen qualcuno ha ucciso una donna con grande efferatezza, accanto al corpo c’è un omino di castagne. L’indagine viene affidata alla più improbabile coppia di detective, lei in attesa di un trasferimento in un reparto meno stressante, lui in procinto di essere cacciato via. E c’è subito un problema: su quel pupazzetto, inspiegabilmente, si trova l’impronta di una bambina scomparsa, sicuramente uccisa, la figlia di un Ministro. Quale filo misterioso collega tutti questi delitti?
Perché guardarla: L’uomo delle castagne, fa parte di quel filone “crime” nordeuropeo che ha già dato vita a tanti best seller letterari – da Stieg Larsson a Jo Nesbø – e a serie cult come The Killing, considerata in tutto il mondo l’erede di Twin Peaks. A firmare L’uomo delle castagne c’è in effetti proprio il creatore di The Killing, il danese Søren Sveistrup, che ha ricavato la serie dal suo primo romanzo, col quale ha esordito nel 2018. Un caso letterario in Danimarca, dove ha venduto 70 mila copie nei soli primi 3 mesi: oggi è tradotto in 28 lingue e pubblicato in Italia da Rizzoli nell’ottima trasposizione di Bruno Berni.
A rendere il tutto più curioso e forse in qualche modo allettante contribuisce anche la storia personale di Sveistrup, che ha sperimentato sulla propria pelle i traumi e le violenze da lui descritte, compreso un crollo nervoso mentre lavorava al libro. Adottato quando era un bambino, a ventun anni ha dovuto affrontare il suicidio della madre, affetta da un disturbo maniaco depressivo. Davanti alla casa in cui vivevano, sull’isola di Thurø, c’era un enorme castagno, e come spiegherà lui stesso, quell’albero sarebbe diventato nel suo immaginario il simbolo di un’oscurità che lo tormenta ancora oggi.