Il 25 novembre è la Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne: avete mai visto su Raitre Amore Criminale? Racconta le storie dei femminicidi, perché in Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni.
Per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che cade il 25 novembre vorrei consigliarvi di guardare almeno una puntata di Amore Criminale – Storie di femminicidio, il programma Raitre che dal 2007 racconta il dramma delle donne vittime di violenza nelle proprie famiglie. Volendo potete recuperarlo su RaiPlay, l’ultima stagione è comunque tutt’ora in onda il giovedì in prima serata, la conduce Emma D’Aquino.
In Italia, secondo i dati Istat, i femminicidi restano sostanzialmente invariati da anni: 116 le vittime nel 2021, lo stesso numero del 2020, su un totale di 289 omicidi.
Vale a dire che ogni anno, viene uccisa una donna a scadenza di tre giorni circa.
Ma non solo: delle 116 donne assassinate nel 2020, oltre il 92% è rimasta vittima di una persona che conosceva. Più della metà del proprio marito o fidanzato (51,7%), il 6% del partner precedente, il 25,9% di un familiare (compresi figli e genitori).
Vi ripropongo qui, allora, una intervista che feci qualche tempo fa alla creatrice del programma, Matilde D’Errico (nella foto) che mi spiegava come Amore Criminale ha finito per svolgere anche un ruolo sociale, colmando dei vuoti istituzionali: «Dopo ogni puntata, in redazione arrivano almeno un centinaio di richieste di aiuto. E molte altre durante resto dell’anno».
D’Errico, siamo nel XXI° secolo. Com’è possibile che una donna venga ancora uccisa dal proprio partner?
«Questo tipo di violenza deriva da un pregiudizio culturale durissimo a morire: l’uomo “maltrattante” non considera la donna una persona, ma un oggetto di sua proprietà. Ed è un fenomeno trasversale, slegato dal ceto sociale o dal livello di istruzione. Può nascondersi ovunque».
Quali sono i campanelli d’allarme a cui noi donne dovremmo fare attenzione?
«I meccanismi più o meno sono sempre gli stessi: all’inizio il tuo uomo ti fa sentire inadeguata, dice che non sei più tanto bella, o che non sei una buona madre. Poi ti isola, ti costringe a non vedere più le amiche, a non uscire mai senza di lui, ti controlla il telefono. Magari ti chiede di lasciare il lavoro, e ti rende economicamente dipendente. E il punto massimo arriva quando comincia ad alzare le mani».
E perché le donne non si ribellano?
«Spesso non capiscono che cosa stia succedendo realmente, di solito il processo va avanti lentamente, goccia a goccia. E poi si vergognano, temono il giudizio altrui».
A chi ci si può rivolgere, in questi casi?
«Ai Centri antiviolenza, ce ne sono in tutte le città italiane. Amore Criminalelavora a stretto contatto con loro, a volte ho accompagnato io stessa delle donne che mi hanno chiesto aiuto».
Nel programma qualche volta avete introdotto anche le testimonianze di uomini “maltrattanti”. Che impressione ne ha avuto?
«Mi ha colpita che fossero totalmente lucidi, consapevoli. Io credo poco nelle cosiddette “infermità mentali”, e invece ritengo che la legge a tutela delle donne sia ancora parecchio da migliorare».
A chiosa di questa intervista vi segnalo anche il numero di telefono antiviolenza e stalking 1522 promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e gestito dalla ong Differenza donna, che risponde alle chiamate 24 ore su 24, e fornisce aiuto e orientamento garantendo privacy totale.
Per una iniziativa solidale appena lanciata da Coop, troverete quel numero stampato sotto alle informazioni nutrizionali su circa mille prodotti di largo consumo (a partire dal latte UHT) disponibili negli scaffali dei punti vendita.